(da il Secolo XIX)...Eppure la giornata era iniziata nel migliore dei modi: migliaia e migliaia di manifestanti che, intorno alle 14, avevano già riempito via Cavour, piazza della Repubblica, piazza dei Cinquecento e viale Castro Pretorio: una fiumana di gente, colorata e allegra. “People of Europe: rise up!” (“svegliatevi!”) era il grande striscione che ha aperto il corteo. E poi migliaia di bandiere di tutti i partiti della sinistra, Pd escluso, dei Cobas e delle Usb, dell’Arci. I centri sociali con la musica a tutto volume e l’urlo «noi la crisi non la paghiamo».
A questo punto ci si chiede da chi siano pagati o comunque spinti i Black Block visto che continuano a portare la violenza all'interno delle manifestazioni pacifiche rovinandone il significato e facendo passare tutti i manifestati per delinquenti e violenti...A metà di via Cavour, però, l’atmosfera è cambiata: ai cori contro Berlusconi e contro le banche è subentrato il silenzio. E sono comparsi i primi cappucci, i primi bastoni, le chiavi inglesi, i martelli. Tre auto sono state date alle fiamme, un supermercato saccheggiato, una pompa di benzina distrutta, bruciate le bandiere italiane e della Ue, esposte sul tetto di un hotel. La polizia non è intervenuta: una “carica” in quel momento, con il corteo così compatto, avrebbe potuto avere conseguenze molto gravi. È stato in quel primo blitz, però, che è rimasto seriamente ferito un militante di Sinistra, Ecologia e Libertà, di 52 anni. L’uomo, con altri manifestanti, ha tentato di fermare i Black Bloc: né è nata una rissa, con gli “incappucciati” che hanno tirato un paio di bombe carta. Lo scoppio di una di queste ha ferito l’uomo alla mano, spappolandogli due dita.
...è stato evidente che la tattica dei Black Bloc era quella di colpire e poi nascondersi tra i manifestanti pacifici, togliendosi caschi e sciarpe, così come accaduto Genova, era ormai troppo tardi per intervenire.
da Vanity Fair
...Vestiti di nero e incappucciati, i Black Block, sfilano inizialmente con gli altri, ma non parlano con nessuno. Una minoranza devastante ma, al tempo stesso, un gruppo nutrito e ben organizzato: almeno 500, tutti con maschere, caschi o passamontagna sul volto e armati di mazzette da muratore e altri bastoni...Chi sono realmente i Black Block?
La domanda gira almeno da 10 anni, da quando sono comparsi quasi dal nulla per devastare Genova durante il G8 del 2001. Da allora, molte «imprese» da teppisti, pochi i nomi, le sigle riconosciute e gli arresti. Rimanendo dentro a una sorta di alone «mitico», seppure, negativo che passa dagli estremi del gruppo internazionale a quello degli infiltrati per far degenerare i cortei. A Roma ieri, sabato, sono tornati duramente in azione, mettendo a ferro e fuoco il centro della Capitale durante la manifestazione degli Indignati, e qualche faccia e sigla si è vista meglio...
Si parla di alcune centinaia di persone, in parte romane, in parte arrivate da fuori. Vengono citati il centro sociale Acrobax, un movimento unito dal nome «San Precario», gruppi organizzati napoletani, anarchici e spezzoni del tifo livornese.
Di sicuro molti dei «Black Bloc», ovvero questa stessa gente solo vestita di nero e incappucciata, ieri si sono riuniti dietro il carro di San Precario. «Vogliamo conflitto, non protesta», urlavano fin dall'inizio, in mezzo al corteo, difficili da espellere e dentro al percorso autorizzato. Ci ha provato Piero Bernocchi, storico leader dei Cobas, portando a uno scontro interno al corteo, tra insulti e qualche pugno, che hanno permesso però agli altri di sfilare grazie al suo «cordone di sicurezza». «Piantiamo grane, non piantiamo tende»: questo è uno degli slogan, rimasto sui muri a simboleggiare il disprezzo per i compagni di manifestazione. Che molto di più di altre volte hanno preso non solo le distanze da loro, ma hanno cercando di prenderli fisicamente per consegnarli alla polizia, hanno applaudito l'intervento delle forze dell'ordine,oltre a un continuo scontro verbale e fisico. Le sigle da cui provenivano i «neri»? Repubblica riporta i torinesi di Askatasuna, i Carc di Rovereto, i padovani di Gramigna, i romani di Acrobax. E anche ultras di Roma, Cosenza Livorno e operai di Pomigliano. Quanti? Tra i 500 e i 1.500. Senza un'organizzazione precisa e individuabile, se non attraverso qualche chiaro annuncio via Internet su alcuni forum della galassia antagonista. Si ritrovano ai cortei e sanno già in partenza come ripetere le loro «imprese». Con il timore dell'Antiterrorismo che da questi gruppuscoli possano tornare spettri del passato, ispirati magari al modello brigatista. Sulla bacheca elettronica di Indymedia, furiosa per la «provocazione», prima del corteo era finito questo post: «Compagn tutt sapete già che il 15 Ottobre prox 2011 a Roma si terrà la manifestazione contro il sistema, e lo specifico è proprio questo: seppur si siano accodati a cose fatte Cgil e suoi lacché, l'iniziativa (europea) nasce con spirito sorprendentemente rivoluzionario. Pare che col crollo di tutto ciò che può crollare di organico al sistema capitalista anche i sassi inizino a muoversi. L'occasione è unica. Sicuramente le forze di polizia ci attaccheranno, anche non dovesse esserci il minimo intento conflittuale (che comunque ci sarà e deve esserci da parte nostra). Dobbiamo tutti, rivoluzionari di ogni tendenza che saranno lì per rabbia e coscienza del baratro nel quale ci vogliono gettare definitivamente, combattere!!!!! Non come a Genova nel 2001! Non come il 14 dicembre 2010! Non dobbiamo fermarci! Portare con sé di "tutto" per prendere e tenere la piazza! (...) I compagni di ogni dove si stanno preparando per il 15: i compagni della Val Susa (onore a loro), gli operai, gli studenti, gli emarginati di sempre... ma non cadiamo nella retorica... Combattere!».
VF ha provato a dare un volto o almeno una bandiera a questo movimento, ma non siamo convinti che siano solo rivoluzionari pronti a combattere, dietro dev'esserci qualcosa di molto più grande degli ideali...